Dal Mimit le regole per diventare impresa culturale e creativa: cosa cambia per imprese ed Ets

Con il decreto direttoriale del Mimit del 10 luglio 2025 si completa il quadro normativo delle imprese culturali e creative (Icc), introdotte dalla legge 27 dicembre 2023, n. 206. La disciplina segna un passo significativo nella valorizzazione del settore culturale e creativo, riconoscendo a una pluralità di soggetti – indipendentemente dalla forma giuridica – la possibilità di assumere formalmente tale qualifica.

La definizione normativa di Icc

Ai sensi dell’articolo 25 della legge 206/2023, sono imprese culturali e creative:

  • tutti gli enti con sede in Italia o in UE/SEE, purché soggetti passivi d’imposta in Italia;
  • coloro che svolgono in via esclusiva o prevalente attività di ideazione, creazione, produzione, sviluppo, diffusione, promozione, conservazione, ricerca, valorizzazione e gestione di beni, attività e prodotti culturali;
  • anche i lavoratori autonomi che operano stabilmente nel settore.

La norma ha inoltre previsto espressamente che anche gli Enti del Terzo settore (Ets) possano qualificarsi come Icc, a condizione che si tratti:

  1. di imprese sociali ex Dlgs 112/2017;
  2. di Ets commerciali che operano in forma di impresa ai sensi dell’articolo 11 del Dlgs 117/2017.

Il decreto Mimit: i requisiti operativi

Il decreto direttoriale del 10 luglio 2025 ha definito le condizioni pratiche per il riconoscimento della qualifica:

  • l’impresa o l’ente deve essere iscritto al Registro delle imprese o al REA, con dichiarazione di attività economica;
  • per gli Ets, il requisito dell’imprenditorialità si considera soddisfatto:
    • per le imprese sociali, dove la natura imprenditoriale è intrinseca;
    • per gli Ets iscritti al Runts che esercitano un’attività economica sul mercato in modo sistematico, duraturo e professionale, finalizzata al conseguimento di un risultato economico (art. 13, c. 4, Dlgs 117/2017).

Implicazioni per professionisti e operatori

Il riconoscimento della qualifica di Icc non ha un valore meramente formale: consente infatti l’accesso a politiche di sostegno, agevolazioni fiscali e strumenti finanziari dedicati, che il legislatore e il Mimit stanno progressivamente strutturando.

Per i professionisti che assistono imprese ed Ets (commercialisti, consulenti del lavoro, revisori), diventa cruciale:

  • verificare i requisiti di ammissibilità alla qualifica, specie per gli Ets;
  • supportare i clienti nelle procedure di iscrizione al Registro imprese/REA o al Runts;
  • valutare l’impatto organizzativo e fiscale della trasformazione in Icc, anche in termini di opportunità di finanziamento e accesso a bandi;
  • predisporre una rendicontazione che evidenzi il carattere prevalente delle attività culturali e creative.

La definizione di impresa culturale e creativa rappresenta un tassello fondamentale nella politica di valorizzazione del comparto culturale, riconoscendo il suo peso economico oltre che sociale. Per i professionisti, si apre un nuovo spazio di consulenza strategica: guidare imprese, lavoratori autonomi ed Ets nell’ottenimento della qualifica, affinché possano beneficiare delle future misure di sostegno e consolidare il proprio ruolo in un settore sempre più centrale per lo sviluppo del Paese.

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