Stop ai revisori del MEF nelle società: come cambia la normativa sulla trasparenza dei contributi pubblici

La recente decisione di eliminare la presenza obbligatoria dei revisori del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) nei collegi sindacali delle società che ricevono contributi pubblici rappresenta un importante passo verso un sistema di rendicontazione più snello, pur mantenendo l’obiettivo della trasparenza. La norma, annunciata dal capogruppo di Forza Italia alla Camera, Paolo Barelli, pone fine a una misura che era stata oggetto di molte contestazioni, sostituendola con un nuovo adempimento: un prospetto ad hoc dedicato alla rendicontazione dei contributi pubblici.

La normativa iniziale: l’introduzione dei revisori MEF

La misura ora abrogata aveva previsto l’inserimento di revisori nominati direttamente dal MEF nei collegi sindacali delle società beneficiarie di finanziamenti pubblici. Tale obbligo era stato introdotto con l’intento di garantire un controllo diretto da parte dello Stato sull’impiego delle risorse pubbliche, migliorandone la trasparenza e riducendo i rischi di utilizzo improprio. Tuttavia, la norma aveva suscitato molteplici critiche sia per il potenziale aumento dei costi di gestione per le società, sia per l’evidente sovrapposizione con le attività già svolte dai revisori legali iscritti all’albo.

Le critiche alla misura: costi e sovrapposizioni

L’obbligo di includere revisori MEF nei collegi sindacali era stato percepito come un adempimento eccessivamente gravoso, specialmente per le piccole e medie imprese. I critici sostenevano che le società italiane già devono nominare revisori legali indipendenti per vigilare sull’attendibilità dei bilanci e sull’osservanza della normativa. La presenza di un ulteriore revisore ministeriale, oltre a duplicare le verifiche, rischiava di creare confusione nella ripartizione delle responsabilità.

La nuova misura: il prospetto per i contributi pubblici

L’abrogazione della norma segna un cambio di rotta significativo. Le società beneficiarie di contributi pubblici non saranno più obbligate ad accogliere ispettori ministeriali nei propri organi di controllo. In alternativa, dovranno predisporre un prospetto specifico in cui rendicontare l’utilizzo delle risorse pubbliche ricevute. Tale documentazione rappresenta uno strumento più diretto ed efficace per garantire la trasparenza, mantenendo però l’autonomia dei revisori già nominati.

Questa soluzione è stata appoggiata dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che ha sottolineato come l’obiettivo della norma resti invariato: aumentare la trasparenza senza gravare ulteriormente sulle società.

Conclusioni

La scelta di eliminare i revisori MEF nei collegi sindacali segna un passo importante verso una semplificazione normativa e gestionale per le imprese italiane. Mantenere l’obbligo di rendicontare i contributi pubblici attraverso un prospetto ad hoc rappresenta un giusto equilibrio tra la necessità di garantire la trasparenza e quella di non appesantire le aziende con adempimenti duplicati.

Questo cambiamento evidenzia ancora una volta l’importanza di costruire norme che bilancino il controllo pubblico e l’efficienza operativa delle imprese, affidando ai revisori già nominati il compito di garantire la conformità alle regole esistenti.

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