Il percorso di costruzione della figura del revisore legale abilitato alla sostenibilità sta entrando in una fase decisiva. I numeri confermano un interesse crescente: sono ormai oltre seimila i revisori legali che hanno ottenuto anche l’abilitazione per l’attestazione dei report di sostenibilità. Un dato significativo, che fotografa un mercato in rapido sviluppo e un cambiamento strutturale nella professione.
Dopo una prima fase transitoria, riservata alle società di revisione abilitate tramite procedura cartacea, dal 1° ottobre la Ragioneria Generale dello Stato ha dato avvio alla fase due, aprendo la possibilità di presentare domanda di abilitazione in via telematica anche alle persone fisiche. Una finestra che ha rappresentato – e rappresenta tuttora – un passaggio cruciale per molti professionisti.
Ora, però, il calendario impone una riflessione urgente: il 31 dicembre segna la conclusione della fase transitoria. Dal 1° gennaio 2026, infatti, il quadro dei requisiti per l’abilitazione si farà sensibilmente più stringente.
Con la fine del periodo transitorio, l’abilitazione alla revisione della sostenibilità non potrà più basarsi esclusivamente sul possesso di requisiti formali e formativi. Al contrario, il legislatore ha chiaramente imboccato la strada di una professionalizzazione sostanziale, fondata sull’esperienza pratica.
In particolare, oltre alla necessaria iscrizione al Registro dei revisori legali, sarà richiesto di aver collaborato per almeno otto mesi a un incarico di attestazione dei report di sostenibilità. Si tratta di un requisito centrale, che sposta l’attenzione dalla teoria alla concreta partecipazione alle attività di assurance ESG.
Un aspetto rilevante è che questi otto mesi di collaborazione potranno essere maturati sia all’interno sia all’esterno del tirocinio, ampliando le possibilità operative ma, allo stesso tempo, imponendo una pianificazione tempestiva del proprio percorso professionale. Non si tratta più, quindi, di un’abilitazione “di principio”, bensì di una competenza dimostrata sul campo.
Il rafforzamento dei requisiti non si limita all’esperienza pratica. Anche il sistema di accesso alla professione è destinato a evolversi. In sede di esame di abilitazione per i revisori legali, saranno infatti introdotte prove aggiuntive sulle materie specifiche della sostenibilità.
Questo passaggio è coerente con l’impianto della CSRD e con il ruolo attribuito al revisore di sostenibilità: non più una figura accessoria, ma un professionista chiamato a esprimere un giudizio su informazioni complesse, prospettiche e fortemente interconnesse con governance, rischi e strategia aziendale.
Le competenze richieste spaziano dai principi ESRS, alla doppia materialità, fino ai processi di due diligence sulla catena del valore, rendendo evidente come la revisione della sostenibilità non possa essere improvvisata né affrontata come una semplice estensione della revisione contabile tradizionale.
In questo contesto, il tema dei crediti formativi in materia D assume un ruolo strategico. Il periodo transitorio ha consentito a molti revisori di avvicinarsi gradualmente alla sostenibilità, ma con l’avvicinarsi del 31 dicembre il margine di manovra si riduce drasticamente.
Ottenere i crediti richiesti non è solo un adempimento formale: rappresenta il presupposto per non rimanere esclusi da un mercato che, a partire dal 2026, diventerà sempre più regolamentato e selettivo. Chi non completerà per tempo il proprio percorso formativo rischia di trovarsi in una posizione di svantaggio competitivo, proprio mentre la domanda di attestazioni ESG è destinata ad aumentare.
L’avvicinarsi della scadenza del 31 dicembre non dovrebbe essere letto solo come una corsa contro il tempo, ma come un’occasione per fare una scelta consapevole sul futuro della professione. La revisione della sostenibilità non è una moda passeggera né un adempimento marginale: è una nuova area di responsabilità, destinata a incidere profondamente sul ruolo del revisore, sul rapporto con le imprese e sulla credibilità delle informazioni non finanziarie.
Chi oggi decide di investire in formazione, esperienza pratica e abilitazione coglie un’opportunità che va ben oltre il rispetto delle scadenze normative. Sta costruendo, in anticipo, il proprio posizionamento nel nuovo ecosistema della rendicontazione di sostenibilità.Il messaggio, quindi, è chiaro: il tempo per affrettarsi c’è ancora, ma non è infinito. Dal 1° gennaio 2026 le regole cambiano, e con esse cambierà anche il profilo del revisore chiamato ad attestare la sostenibilità delle imprese.
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